Exoptatissimae litterae tuae affecere me profecto incredibili laeticia, cum non poteram non esse sollicitus nequid adversi accidisset

Ego ita me grammaticum et esse et haberi volo, ut a mera Latinitate nunquam discedam. Vale.

Dopo l'iniziale costernazione per un prolungato silenzio da parte di Ludovico Foscarini e dell'amico Marco Aurelio, F. si rallegra di ricevere un messaggio da parte di quest'ultimo. Nello stesso tempo gli dispiace di sapere che è stato trattenuto da vari impedimenti e si augura che presto possano essere superati e risolti felicemente. Per la questione grammaticale sottopostagli da Aurelio circa la correttezza d'uso di una forma avverbiale di grado superlativo, F. distingue tra 'potissime' difeso dai grammatici (Prisciano) e 'potissimum', di cui trova esempi nei migliori scrittori latini, a partire da Cicerone. In questo caso, pur volendo essere un grammatico ed essere considerato tale, F. preferisce seguire la norma della Latinità genuina, conforme all''usus scribendi' piuttosto che contraddirla in nome di un'astratta regola dei grammatici tardi.