Lettera a Marco Aurelio di rimostranze per il suo silenzio epistolare

Dati opera: Epistolae collectae XXXIII 13
Dedicatario/Destinatario: Aurelio Marco 
Fonti: Firenze, Biblioteca Riccardiana, 763, f. 539v
Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 873, f. 391v
ed. Venetiis 1502 (G. Alamannus), f. 231r
Lingua: Latino
Incipit: 
Tuam diuturnam scribendi intercapedinem fateor ita emendatam abs te proxima tua epistola
Explicit: 
neque 'auri sacra fames' neque ullius vanitatis sitis te unquam intercipiet; erisque totus semper simillimus tibi. Vale.
Data attestata o attribuita: Ex Mediolano, XVI Kal. Maias MCCCCLXXI.
Luogo: Milano
Data normalizzata: 16-apr-1471
Parole chiave / keywords: invettiva
Regesto: 
F. rimprovera il destinatario per il suo lungo silenzio epistolare, interrotto soltanto ora da un biglietto che ha destato la sua meraviglia. F., infatti, protesta che dopo tanto tempo era convinto di essere caduto totalmente 'in oblivione' dell'amico e si stupisce ora di ritrovarlo. Perciò riprende il precetto esiodeo filtrato da Cicerone (off. I 48) che bisogna rendere in misura maggiore quello che si ha avuto in prestito e a maggior ragione imitare i campi fertili che rendono assai più di quello che ricevono. F.non accetta neppure che l'accusa sia rivolta a lui, infatti adduce la differenza d'età, per cui conviene che il giovane nel vigore degli anni si rivolgersi al vecchio, gravato da molti anni e non il contrario. Infine, neppure l'impegno negli studi, di per sé molto commendevole, è una scusante per l'interruzione nella corrispondenza. Non gli resta che continuare con un'esortazione ad abbeverarsi alle arti liberali ed alimentarsi alla mensa della virtù, respinte le tentazioni della fame di denaro o le sirene della vanità.
Autori e testi citati: Cicero, off. (I 48)
Hesiodus
Vergilius, Aen. (III 57)
Indice lessicale: cunctatio
debitum
dissolvo
ingurgito
intercapedo
oblivio
obnoxius
obruo
possessio
taciturnitas
vanitas
virtus
Note: 
Il riferimento a Esiodo è mediato da Cic. off. I 48: 'Quod si ea, quae utenda acceperis, maiore mensura, si modo possis, iubet reddere Hesiodus, quidnam beneficio provocati facere debemus? An imitari agros fertiles, qui multo plus efferunt, quam acceperunt?'
Riferimenti bibliografici: Francesco Filelfo, Collected letters. Epistolarum libri XLVIII. Critical edition by Jeroen De Keyser, vol. III, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2016 (Hellenica, 54), p. 1422.
Responsabile della scheda: Salvatore Costanza (2014-07-18)
Revisore della scheda: Chiara Kravina (2023-02-22)
Ultima modifica: 19-gen-2023
Creazione: 19-gen-2023
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