Franciscus Philelfus, De iocis et seriis, II 1 - X 44 (ff. 1-221), I 77, vv. 10-18 - I 111 (ff. 222 - I')

sez. I: richiami orizzontali nel marg. inf. destro.

sez. I: 283 x 205 (f. 13r) = 300 [194] 620 x 200/ 180 [10] 180 / 540; rr. 23/ ll. 21 (lasciate sempre libere dalla scrittura la prima e l’ultima riga).
sez. II: 283 x 210 (f. 223r) = 250 [190] 640 x 100 / 105 [110] 100 / 570.

annotazioni marginali, correzioni e manicula al f. 43v di mano di F.; presente anche una mano cinquecentesca, che ha apposto ai margini degli epigrammi in inch. nero, segni di lettura e date riferite agli anni 1545-1547 e 1553-1554, non disposte cronologicamente.

sez. I: in inch. rosso le iniziali maggiori e minori, così come titoli, glosse e notabilia; spazi riservati per le iniziali maggiori ai ff. 78r, 104r, 130r, 158r, 184r.
sez. II: rubriche e notabilia in rosso.

Filelfo Francesco

Pagano da Rho

in assi di cartone ricoperte di pergamena; piatto anteriore e dorso quasi del tutto staccati. Sul dorso in basso, cartellino con num. "93", riferito alla segnatura attuale.

Francesco Filelfo; Milano Biblioteca Ambrosiana (dal 1603).

- Il codice conserva il De iocis et seriis nella sua forma più estesa in dieci libri e nell'ultima redazione pervenutaci. Il ms., composito, è una copia di lavoro dell'autore, costituita da due unità, la prima delle quali (sez. I: ff. 1-221) è autografa, la seconda (sez. II: ff. 222-I') è riconducibile alla mano del copista di fiducia del F., Pagano da Rho. Si tratta verosimilmente di un accorpamento ab antiquo, come lascerebbero intendere le annotazioni di una mano della fine del '400 ai ff. 221v e 222r, riferite alle condizioni materiali del codice, mancante di 16 ff. del libro decimo e di 18 ff. del primo. Il ms., oggi acefalo, conserva dunque attualmente solo una parte del libro primo, collocata in chiusura del volume, ed il libro X in forma incompleta.
- sez. I: esametro e pentametro distinti per posizione ai ff. 211r-221v; rilevate otto filigrane. Copista dell'unità fu sicuramente il F., al quale si riconducono anche le note marginali (vd. sopra). L'unità presenta tracce di restauro moderno, con rinforzi in carta applicati a fasc. e singoli ff.; uno strappo sanato al f. 124. Al f. Ir nota di Antonio Olgiati, che segnala l'ingresso del codice in Ambrosiana nel 1603; nello stesso f. indice del contenuto, segnatura attuale e indicazione dello stato di conservazione del codice (‹‹Francisci Philelphi De iocis et seriis poematum libri. Deest tamen totus primus et pars ultimi [...]››).
- sez. II: testo disposto a piena pagina, con lettere capitali ad ogni capoverso, vergato in inch. nero. Il fasc. si può attribuire alla mano di Pagano da Rho, con annotazioni marginali e correzioni di pugno del F.