Accepi litteras tuas, fili Mari, quibus lectis haud facile dixerim

utere tandem, utere tuo vitae instituto. Deus bene vertat. Vale.

F. indirizza un breve, ma veemente messaggio di rimprovero al figlio Gian Mario, colpevole di non seguire i saggi consigli paterni. Si mostra offeso per una precedente epistola ricevuta dal figlio degenere, che ha letto con profondo dolore e affida l'inconciliabilità di posizioni tra lui e Gian Mario, insensibile ad esortazioni e ammonimenti, al giudizio di Dio vindice.